Feu Sacré
Concetto e coreografie di LUDOVIC PARTY
Il mito di Prometeo da sempre ha affascinato donne uomini, pensatori ed artisti di ogni secolo e di ogni disciplina, e questo probabilmente perché ha simboleggiato nel tempo la lotta delle forze amiche del progresso umano e delle civiltà contro ogni forma di potere.
Figura ribelle dell’Olimpo greco, ci ricorda Antigone quando si innalza davanti al potere per dire no e nonostante certa di una fine funeste, prosegue nel suo intento.
Si delineano per noi due temi importanti legati alla storia di Prometeo:
1. Il Potere
2. La Libertà
Per parlarne ci siamo ispirati ai lavori della filosofa politica tedesca Hannah Arendt, per la quale il potere riposa necessariamente sul consenso degli attori politici, sulla libertà di cittadini impegnati in un mondo comune, altrimenti, appunto, meglio parlare di coercizione che, come tale, non è una categoria della politica ma strumento di moltiplicazione della forza naturale, essenza neutra e disumana, potere di asservimento dell’unico o del gruppo.
Il libero arbitrio
L’ebrezza della libertà che il potere ci dà è incredibile
Hannah Arendt dice che l’invenzione della libertà è in concomitanza con l’invenzione della politica, ma la politica non è necessaria, quello che è sempre esistito è il potere. Ciò che distingue la vita comune degli uomini nella polis da tutte le altre forme di comunità umana con cui i greci erano familiari, è la libertà.
Prendendo l’esempio dell’organizzazione della società greca in polis, Arendt descrive quindi quella che considera libertà, senza però considerare la politica solo “come mezzo per rendere possibile la libertà.” Perché, per poter vivere in una polis, l’uomo deve essere libero da un altro punto di vista: non deve essere uno schiavo soggetto al giogo degli altri, né un lavoratore soggetto al bisogno di guadagnarsi il pane ogni giorno. Per essere libero, un uomo doveva prima essere rilasciato o liberarsi: e questa liberazione dal dominio per necessità della vita era il vero significato del greco skholê o latino otium – ciò che ora chiamiamo “tempo libero”.
Gli schemi mentali di potere e libertà sono particolarmente materialistici e negano il potere e la libertà inerenti alla nostra stessa esistenza.
È il culto del confronto e dell’apparenza che ci fa rivolgere ai poteri.
In questa pièce danzata da un uomo solo, vogliamo fare un parallelo tra l’incatenamento di Prometeo, quindi di tutti gli uomini e indagare la privazione della libertà da un potere divino e da un potere politico; il desiderio di libertà e quindi la libertà mentale nonostante le catene, per liberarsene affrontando un viaggio tra le emozioni e il vissuto di un titano dei giorni nostri, che si scioglierà in una estasi liberatoria.
In questo momento storico, ci sembra che la libertà o meglio le libertà siano più che mai minacciate e gli interrogativi sulla loro difesa e garanzia sono numerosi.
Chi detiene il potere? Gli Stati? Chi li governa? Oppure i media e i social media, che hanno un loro peso e influenzano le nostre opinioni e le nostre scelte. Chi è più potente? Chi ci governa o chi ci influenza? E cosa avviene della nostra libertà? Abbiamo coscienza di essere manipolati? E se sì perché lo accettiamo e a quale prezzo?
Per questo useremo il video 3D o videomapping* per sostenere il viaggio del nostro “eroe”, e rendere visibili le sue emozioni.
Prendendo l’esempio dell’organizzazione della società greca in polis, Arendt descrive quindi quella che considera libertà, senza però considerare la politica solo “come mezzo per rendere possibile la libertà.” Perché, per poter vivere in una polis, l’uomo deve essere libero da un altro punto di vista: non deve essere uno schiavo soggetto al giogo degli altri, né un lavoratore soggetto al bisogno di guadagnarsi il pane ogni giorno. Per essere libero, un uomo doveva prima essere rilasciato o liberarsi: e questa liberazione dal dominio per necessità della vita era il vero significato del greco skholê o latino otium – ciò che ora chiamiamo “tempo libero”.